Ragli e Nitriti

Extra

E’ una nuova categoria di animali, quella degli animali da benessere. Non servono per il cibo, non vengono utilizzati per trasportare pesi o offrire prestazioni atletiche: sono individui che, se adeguatamente educati, possono trasformarsi in farmaci naturali.

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L’onoterapia e l’ippoterapia si affiancano alle terapie che già svolge la persona. Non si sostituiscono alle terapie svolte dall’utente ma con esse dialogano e si confrontano per sviluppare anche obiettivi comuni, in stretta sinergia con la medicina tradizionale.

Le co-terapie potenziano gli effetti delle cure mediche. Diversi ospedali, in Italia e nel mondo, posseggono un reparto dove i pazienti possono incontrare gli asini. Infatti, è stato scientificamente appurato che l’onoterapia rafforza e stabilizza gli effetti delle cure medicali.

“il Signore aprì la bocca dell’asina, ed essa disse…” (Nm 22,25.28)

E l’asina disse! E l’asina disse! Nel nostro mondo senza tenerezza, avessimo almeno la grazia di udire la voce dell’asina.

Paolo De Benedetti, E l’asina disse…, 1999

In che senso della parola “prossimo” (che non è necessariamente quello della tradizione biblica o greco-latina) potrei dire che sono prossimo o presso l’animale, e che lo seguo, e in che ordine di pressione? Essergli nei pressi? Essergli appresso? Essergli appresso nel senso della caccia, dell’addestramento, dell’addomesticamento o essergli appresso nel senso della successione e dell’eredità?

In ogni caso, se io vengo appresso a lui, l’animale quindi davanti a me, mi precede. L’animale è lì prima di me, è lì presso di me, lì davanti a me – che lo seguo/sono dietro di lui. E dunque, essendo prima di me, eccolo dietro di me. Mi circonda.

E dal momento che è lì davanti a me, può certamente farsi guardare, ma – e forse la filosofia lo dimentica, forse essa è proprio questo oblio calcolato – anche lui può guardarmi. Possiede un suo punto di vista su di me. Il punto di vista dell’assolutamente altro, e niente mi ha mai fatto pensare tanto all’alterità assoluta del vicino o del prossimo, quanto i momenti in cui mi vedo visto nudo sotto lo sguardo di un gatto.

Jacques Derrida, L’animale che dunque sono (2006)