Quando l’Altro è vitale… I parte

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02Giu
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Che cosa accadrebbe se un giorno dovessimo davvero scoprire che non siamo gli esseri più intelligenti del pianeta? Già. Perché ironie e sarcasmi a parte, siamo ancora convinti di stare al vertice degli ecosistemi, no?!

Attenzione, immaginiamo di essere meno intelligenti non di entità aliene evolute, ma meno intelligenti rispetto al qui e dove viviamo: case, città, campagne, mari.

Pensiamoci. Raffiguriamoci la scena.

La ricerca è validata dalle comunità scientifiche, è passata attraverso gli iter di solidificazione, è giunta ai manuali[1]. Facciamo finta che questa ricerca, anche comparativa, riguardi una specie di mosca che vive in Argentina e negli Stati Uniti: la pseudacteon. Mosca piccolissima e parassitoide[2], che si dimostra avere più potere della specie umana e, cosa non da poco, delle formiche.

La mosca in questione esiste davvero. Fuor di finzione, essa fa parte di un gruppo di mosche della famiglia Phoridae che conta circa una quarantina di specie.

La pseudacteon ha un modo molto singolare di esistere, ed ha certamente influenzato miti, racconti, romanzi e film. C’è già nelle nostre menti, la conosciamo pur non avendone mai sentito parlare. Ecco perché.

La piccolissima e simpatica parassitoide ama le operaie delle formiche di fuoco, in particolare adora le Solenopsis. Dopo l’accoppiamento, la femmina di pseudacteon va in cerca del formicaio adatto. In genere, preferisce i formicai che sono stati disturbati, o particolarmente aggressivi, dove i kairomoni[3] sono maggiormente presenti.

La mosca si pone difronte al singolo individuo, lo sceglie; con un rapidissimo movimento laterale inietta un solo uovo nel torace della formica. L’ovodepositore della pseudacteon è una raffinatezza della specie: una struttura capace di agganciarsi al torace della formica con un meccanismo chiave-serratura.

Dopo circa due giorni nasce la larva che si nutre dei fluidi presenti all’interno del torace della formica che, forse senza dolore, continua a svolgere le sue faccende. Poi comincia certamente il mal di testa: raggiunte quasi le dimensioni di pupa, si sposta a morsi dentro la testa della malcapitata. Le divora tutti i tessuti molli e comincia la sua metamorfosi ben protetta dall’esoscheletro mandibolare. Giunta a questo punto, la formica purtroppo non è ancora morta. Arrivata alla testa, la pupona produce una sostanza che scioglie le membrane di giunzione testa-corpo della formica. Espelle le strutture anatomiche della bocca per avere più spazio all’interno della scatola cranica, poi la testa della formica cade e il corpo resta a zampe in aria ad agitarsi.

Al trasporto dei resti ci pensano le altre operaie; così anche la pupa, per due-tre settimane, resta tranquilla a crescere nei cimiteri delle formiche.

Alla fine, o all’inizio… viene al mondo dalla cavità orale della formica. Continua il ciclo.

E’ possibile che un essere così spregevole sia più intelligente degli umani?

Un certo pensiero contemporaneo, paradossalmente, lo afferma.

Continua…

[1] In un secondo momento accosterò al discorso le teorie di R. Girard, R. Dawkins e altri.

[2] Il parassita non uccide il suo ospite, il parassitoide uccide la sua vittima e ne impedisce la riproduzione.

[3] Un kairomone è una sostanza odorosa emessa da un organismo che crea svantaggio per chi la produce e avvantaggia un altro organismo.