Guarderemo da vicino lo Stretto di Messina.
Se avete dato una lettura attenta alle pagine del nostro sito, avrete compreso che prima delle nostre opinioni ci sono percorsi di ricerca teorici ed empirici complessi, certificati, in costante aggiornamento e dalle credenziali scientifiche.
Se avete dato un’occhiata alle nostre immagini, avrete compreso che ai nostri collaboratori animali teniamo molto, che sono loro i protagonisti delle nostre indagini sulle loro potenzialità terapeutiche per l’uomo.
Bene. Siamo dinnanzi all’ennesima “Limitrofia”, siamo difronte all’ennesima scelta etica. Siamo arrivati alla elaborazione di alcuni dati empirici che ci fanno affermare con certezza quattro punti fermi, utili per svolgere una ricerca seria ed eticamente orientata. I nostri animali devono:
Vi sembra troppo? Stiamo affermando che nessun altro tipo di interazione con gli equidi è eticamente corretta? Certamente no. Però stiamo di sicuro definendo le nostre peculiari posizioni, anche nell’ambito degli sport equestri e delle attività di mediazione con gli equidi.
In estrema sintesi, ci domandiamo: cosa può insegnare, e quali emozioni può trasmettere, un equide che vive rinchiuso h24 in 4X4 mq? Si può affermare – con una certa coerenza logica – che l’animale “vive” per poter uscire dalla cella nella quale è rinchiuso ed alla quale è totalmente vincolato?
Coerenza logica. Quel che notiamo è che nelle relazioni uomo-equidi manchi ancora quel sano “buon senso” che se ben distribuito farebbe girare meglio il mondo.
Sì, è vero, gli equidi si adattano (e si sono adattati) alle più disparate richieste umane, ma è anche vero che per un essere umano è facile scambiare il lavoro in costrizione per una soddisfacente performance atletica di cui gode anche il cavallo. E’ vero anche che per un essere umano è facile pensare ad una passeggiata presso un centro commerciale come ad una lieta passeggiata salutare. Eppure, gli effetti che si traggono dalle passeggiate per centri commerciali riguardano solo le tasche… E la cosa non alleggerisce di certo i pensieri, anzi.
Purtroppo, la logica delle strutture costruite fino ad oggi per il ricovero degli equidi non tiene conto delle reali esigenze degli animali. Chi costruisce le strutture equestri, in effetti, sono gli esseri umani che pensano alle loro esclusive comodità umane.
Abbiamo deciso di proporre nuovi modelli: cambiamo nuovamente sede, diciamo di no agli spazi sacrificati in cui veniamo trattati da “diversi”.
La notizia è la seguente: abbiamo trovato chi la pensa come noi, abbiamo trovato il luogo, stiamo costruendo uno dei primi (forse davvero il primo!) PADDOCK PARADISE per equidi.
Che ne dite?