Non sono un cavaliere, ma nemmeno un’amazzone

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24Mag
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Cavalli, asini, ponies… non si sono evoluti fisiologicamente per portare una soma.

Immagini mitiche, tradizioni, vicinanza e, soprattutto, necessità lavorative e di spostamento, hanno portato l’uomo a pensare che gli equidi siano pressoché un prolungamento del proprio corpo, che “essi”, in sostanza, siano stati fatti apposta per portarci dove desideriamo.

In realtà i loro corpi non sono assolutamente adatti a portare pesi, né soprattutto, pesi in movimento.

Arti sottili e complessi: zoccoli, pastorali, nodelli, stinchi, garretti… i loro corpi sono orchestrati da complessi sistemi muscolo scheletrici in equilibrio precario già in libertà, in natura.

Colonna vertebrale molto lunga, stomaci estesi, cute sensibilissima, apparato muscolo scheletrico sofisticatissimo: anche da liberi subiscono i più disparati e fortuiti incidenti, a volte anche letali.

A discapito della nostra immaginazione è necessario sottolineare che il cavallo non è il nostro destriero, che il montarci sopra non ci fa cavalieri o amazzoni, che la monta naturale non esiste perché non è naturale montare su un animale.

Se vogliamo che il nostro amico porti la nostra massa fisica, e il nostro peso emozionale, è necessario farlo diventare un atleta.

Abbiamo avuto la possibilità di seguire tutti i corsi canonici del metodo ideato da G. Mazzoleni, Equitazione Sentimentale®, e fino ad oggi, non c’è teoria e pratica che ci convinca di più.

Il nostro corpo su un cavallo non è un peso neutro: l’animale deve compiere continui adattamenti in base alle nostre posture.

Metodo difficilissimo, che costa investimenti, fatica e dedizione, è l’unico in grado di far diventare i cavalli (e gli asini, con le dovute differenze) “sapienti” e i cavalieri “consapevoli”.

Chi scrive ha superato “con onore” tutte le difficili fasi degli esami previste dal metodo, ma ha fallito nel galoppo.

Certo, trattandosi di Equitazione Sentimentale®, immaginate i sentimenti provati nel dover affrontare il “temibile” galoppo con una bellissima cavallina, mezza araba – conosciuta solo in occasione dei corsi a Roma – e che al galoppo sembrava dover raggiungere sfrenatamente l’unica oasi d’acqua presente nel deserto.

Nuove immagini psico corporee sorgono dall’incontro tra uomini ed equidi…

Quando venite a trovarci?